Quando parliamo di autismo ci troviamo di fronte a un gruppo di disturbi di natura neurobiologica più correttamente definiti “Disturbi dello Spettro Autistico” (ASD) i cui sintomi si manifestano precocemente e permangono per tutto il corso della vita.

Pur nelle differenti manifestazioni cliniche con cui si presentano, le caratteristiche tipiche degli ASD si possono riassumere in Deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale e in comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi. (DSM-5, 2013).

In occasione dell’arrivo a Brindisi, nel mese di giugno 2019, della Barca a vela Pole Pole si è svolta presso la Lega Navale di Brindisi una conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa del Periplo d’Italia da Genova a Trieste. In tale occasione, in riferimento alla informazione e formazione alla cittadinanza i referenti dell’Associazione “A Gonfie Vele” ci hanno chiesto un corso di formazione per iniziare a conoscere l’autismo.

Vediamo questa come un’opportunità da cogliere  per contribuire a diffondere la cultura dell’inclusione sociale.

Ci auguriamo che la conoscenza degli autismi e dei nostri ragazzi porti a strutturare un progetto, un’esperienza in barca a vela che non si limiti al solo veleggiare.

Un progetto che permetta esperienze di integrazione e inclusione sociale  attraverso la nautica e la vela dove i ragazzi possano attivare risorse personali (autonomia, socializzazione) in un ambiente stimolante dal punto di vista cognitivo ed emotivo. Infatti la vita all’interno di una imbarcazione a vela richiede spirito di adattamento e capacità di “problem solving”. Le caratteristiche della barca, spazio contenitivo e galleggiante, prua rivolta all’uscita del porto, favoriscono benessere e senso di sicurezza, stimolando al contempo desiderio di scoperta e spirito di iniziativa.

Un progetto da sviluppare in diverse fasi:

  1. Incontro di formazione-informazione per l’equipaggio, per portare la conoscenza sui Disturbi dello spettro autistico direttamente sulla Barca a vela;
  2. Scelta dei ragazzi da inserire nel progetto definendo i requisiti minimi richiesti;
  3. Esperienza in barca.

Obiettivi del progetto:

  1. Diffondere una corretta cultura degli ASD;
  2. Integrare le persone con autismo  per promuovere a bordo la cultura del mare e della navigazione come strumenti di educazione, formazione, abilitazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia;
  3. Gestire un ambiente ostile, sviluppando un rapporto nuovo  in un luogo non abituale che permetta di conoscersi a vicenda fuori dai soliti schemi;
  4. Utilizzare la barca a vela e il mare, come spazio fisico e mentale aggiuntivo ai luoghi specializzati di cura e trattamento della disabilità, nel quale favorire la possibilità di essere se stessi in un ambiente accogliente, stimolante, ludico e ricreativo.
  5. Promuovere un clima di aggregazione nel quale si farà esperienza del concetto relativo “all’essere tutti sulla stessa barca”, che semplificando può essere tradotto come “ognuno fa quello che può in sinergia con gli altri”.

L’esperienza della navigazione in barca a vela permette il raggiungimento di un doppio obiettivo: da un lato viene offerta alle persone disabili la possibilità di accedere e vivere momenti ed emozioni normalmente ad esse preclusi, contemporaneamente la componente “normodotata” dell’equipaggio ha la possibilità di conoscere in maniera diretta la realtà e le difficoltà quotidiane dei propri compagni di navigazione.

Fasi corso di vela per disabili:

Riuscire a fare questo con le persone con autismo richiede da parte degli operatori e nel caso specifico dell’equipaggio delle competenze adeguate.

La vela può rivelarsi una risorsa importante a sostegno delle persone con disabilità perché, oltre ad essere un’attività ricreativa, è anche un’attività motoria e ludica profondamente diversa da quelle tradizionali, in cui il contatto con l’acqua e la natura sostengono il benessere psico-fisico dei soggetti coinvolti. L’aspetto socializzante e cooperativo sono fortemente stimolati, visto che per far sì che la barca a vela possa spostarsi e veleggiare, occorre la collaborazione da parte di tutti; il contesto di gruppo, poi, permette di nutrire l’esperienza con scambi relazionali efficaci.

Le esperienze che si andranno a realizzare, di complessità graduale e propedeutiche all’acquisizione delle corrette competenze, dovrebbero permettere ai ragazzi di affrontare e superare i propri limiti, e verranno calibrate anche in base alle risposte dei ragazzi coinvolti. In linea generale, verranno accompagnati a prendere confidenza con la barca e a coordinare i loro movimenti, in base al movimento della stessa, verranno realizzate prove di manovre al timone, di virata e abbattuta ed eventualmente organizzati giochi ed attività volti all’apprendimento delle attività marinaresche.

L’utilizzo della barca a vela offre ai ragazzi la possibilità di cimentarsi in un percorso che lascia poco spazio a comportamenti problematici e ripetitivi, favorendo un’esperienza pratica nuova.

Nella pratica si potrebbe prevedere un incontro a settimana nel primo pomeriggio durante il periodo scolastico di circa un’ora ciascuno ed eventuali incontri aggiuntivi occasionali con mete gradualmente più distanti e diverse.

Il mare, la vita di bordo, la convivenza con gli altri sono strumenti di educazione, riabilitazione, integrazione e divertimento. Aiutano a scoprire le emozioni e a controllarle, fanno capire l’importanza delle regole e della collaborazione; sono una sfida a sperimentare i valori della prudenza e dell’avventura, del “non scontato”.

Ci si potrebbe chiedere come mai  la vela, sport in cui è fondamentale la collaborazione fra i protagonisti, sia stata abbinata all’autismo, sindrome che per antonomasia viene associata all’isolamento sociale e per cui sembrerebbe difficile, se non impossibile la cooperazione. E’  proprio questo il punto che rende questo progetto interessante, ossia vedere come le vele si possono “spiegare” all’autismo e come l’autismo possa permettere di vedere, con occhi diversi, un nuovo modo di navigare fra le onde della vita.

La barca a vela può  essere lo “strumento” di apprendimento e crescita che arriva a trasformare tutto il gruppo, perché è nel rapporto che si va a creare che si fonda il processo di cambiamento. Il limite che tocca il ragazzo nell’imparare a “navigare la barca” è lo stesso limite che l’operatore si trova ad affrontare nell’imparare a “navigare l’autismo” dove il punto di sintesi che si crea è dato dal cooperare insieme per riuscire a cavalcare l’onda, spigando le vele al vento e guidando il timone della vita.

La barca a vela come vero “strumento” di aggregazione ed integrazione attraverso la formazione di equipaggi misti, di disabili e non. Le difficoltà e gli ostacoli propri della vita in barca possono diventare occasioni di dialogo e comunicazione, di reciproca comprensione e di confronto tra “sportivi”.